È possibile dividere l’eredità quando la persona che lascia i beni è ancora in vita? Per quanto possa sembrare strano, il dubbio amletico attanaglia molti futuri eredi.
Ci troviamo dinanzi ad uno strano quesito, poter o meno dividere l’eredità futura non ancora aperta. La risposta non lascia dubbi.
Il tema eredità è spinoso e protagonista di molti litigi tra fratelli o parenti. Non basta, infatti, che la persona deceduta abbia espresso le sue volontà in un testamento, spesso si creano disappunti, contrasti e opinioni differenti su come i beni debbano essere divisi. Lasciare, ad esempio, il 50% dei beni ai due figli non significa evitare di esporli a litigi. Cosa prenderà, nello specifico, un figlio? E l’altro? Si parla di oggetti materiali appartenenti al defunto come orologi, diari, dispositivi tecnologici e così via. Da qui l’idea di alcune persone di giungere ad un compromesso prima ancora che il genitore passi a miglior vita. Procedere con una corretta divisione per regolare subito la gestione dei beni ed evitare problemi futuri. Si tratterebbe, dunque, di un accordo privato ma sarebbe valido ai fini legali?
La risposta al dilemma amletico si trova nell’articolo 458 del Codice Civile. Secondo la Legge vige il divieto di ogni tipo di patto successorio (o patto dispositivo). Non sono ammessi, dunque, contratti e accordi che stabiliscono il modo in cui una persona possa disporre di beni che riceverà da una eredità non ancora aperta. Anche qualora tutti gli eredi dovessero firmare, il patto non avrebbe alcuna validità dinanzi alla Legge. Allo stesso modo non è valida la rinuncia preventiva all’eredità. Si può rinunciare solo in seguito al decesso della persona ed entro 10 anni dalla dipartita.
Questo perché la trasmissione dei beni deve essere necessariamente gestita da un testamento o, in assenza del documento, secondo le indicazione della normativa. Come condizione inalienabile ed essenziale c’è la morte del titolare dei beni lasciati in eredità.
La divisione dei beni può avvenire esclusivamente dopo il decesso del de cuius. Mettendola in atto si porrà fine alla comunione ereditaria e potrà iniziare la spartizione. Il 50%, ad esempio, della quota ereditaria si sposta su uno o più beni decisi in accordo con gli altri eredi. Procedere con la divisione prima della morte non ha senso anche perché in qualsiasi momento – anche anni dopo la spartizione dell’eredità – un erede potrebbe chiedere la proprietà di un bene inizialmente ceduto tramite accordo pre-morte. Davanti alla Legge, ribadiamo, il patto successorio non ha alcuna validità.
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