Con l’arrivo del nuovo anno cresce la curiosità intorno al destino del Reddito di cittadinanza. Il timore di molti beneficiati dal sussidio è che gli venga sottratto. Si attende la manovra e il principio di gennaio.
Con l’imminente stesura della Legge di Bilancio si prevede un taglio al Reddito di cittadinanza: l’esecutivo Meloni avrebbe tutta l’intenzione di ricavarci quantomeno uno o due miliardi di euro. Chi corre il pericolo di vedersi privato del celebre e tanto discusso benefit economico?
Il Reddito di cittadinanza non sarà più lo stesso, verrebbe da dire. A questo punto mancano solamente un paio di settimane o poco più alla consegna della legge di Bilancio, l’esordio per l’esecutivo Meloni. La squadra di governo vorrebbe ottenere denaro dalla riforma della sovvenzione pubblica: come minimo un miliardo, chissà due, da trasferire su altre disposizioni, basti pensare alla protrazione di Quota 102 per il prossimo anno.
Nessuna abrogazione della norma firmata Movimento 5 Stelle con supporto Lega nel corso del Conte primo atto, ma stravolgimenti a ogni modo significativi.
Reddito di cittadinanza e Reddito di inclusione allargato
L’intento della premier sarebbe quello di dare il via a una riforma in grado di trasformare il Reddito di cittadinanza in una forma di Reddito di inclusione ampliato, elargendolo solamente a quanti non possano svolgere un lavoro. Per gli altri il rdc dovrebbe man mano venir meno, surrogato da corsi formativi e, si spera, dal lavoro vero e proprio.
Un programma non esattamente agevole, avendo ben presente la critica congiuntura economica attuale: rincaro energetico, inflazione galoppante, fantasmi di imminente recessione. In un contesto del genere incoraggiare l’occupazione pare arduo.
Il procedere con l’assunzione di personale nei centri per l’impiego, specie a seguito dell’esilio dei navigator, non sarà repentino: le Regioni su tale versante sono impantanate da tempo e immaginare nuove entrate peserebbe troppo sui fondi statali, in un frangente in cui già scarseggiano risorse idonee per far fronte alle emergenze.
Quindi, conti alla mano, chi si vedrà privato del reddito di cittadinanza e chi no?
Rdc, tutte le variazioni in arrivo con la prossima Legge di Bilancio
Di sicuro, parola dell’esecutivo, il 2022 non vedrà la cancellazione del Reddito: una decisione del genere scatenerebbe una vera e propria crisi sociale, poiché tra inflazione e rincaro energetico lo spettro della povertà è cosa fatta.
Malgrado tutto all’interno della legge di Bilancio si proverà a far sì che il Reddito non sia eterno: i circa 500 euro medi ricevuti mensilmente andranno a scendere man mano e probabilmente potrebbero essere annullati per un semestre per quanti negli ultimi 18 mesi non siano riusciti a trovare occupazione. Il rdc dovrebbe man mano venir meno, surrogato da corsi formativi (parzialmente retribuiti) e, si spera, dal lavoro vero e proprio.
Non solamente: alla prima rinuncia di offerta di lavoro, in qualsiasi luogo e con corrispettivo minimo al di sopra dell’importo relativo al Reddito, il sussidio sarà definitivamente sospeso.
Le nuove disposizioni non coinvolgeranno coloro non in grado di lavorare: fragili, disabili e quanti percepiscano la pensione di cittadinanza.
Reddito di Cittadinanza, chi potrebbe perderlo?
Nella fattispecie sarà ultimato l’accertamento, già in corso, finalizzato all’individuazione dei soggetti riceventi sovvenzione dall’Inps pur presentandosi nelle condizioni per poter lavorare e che in alcuni casi svolgono in simultanea lavoro in nero.
Pertanto sarà messa in la variazione della sospensione semestrale e l’interruzione a seguito della prima proposta opportuna rifiutata. Scatterebbe immediatamente (oggi la sospensione giunge dopo gli iniziali 18 mesi di sussidio).
Nel concreto, allora, al principio del prossimo e a seguito delle verifiche anno si dovrebbero osservare solamente alcune sospensioni o interruzioni dovute alla trasgressioni di normativa o anche connesse ai rifiuti delle proposte lavorative o al non avere firmato contratti di lavoro in maniera autonoma negli ultimi 18 mesi.
Nel semestre seguente, di conseguenza, la ministra del lavoro Marina Calderone potrebbe apparecchiare l’autentico cambio di rotta. Una riforma che immagina con una stretta a dir poco strutturale per quanti, tra i 18 e i 59 anni, siano senza minori a carico e capaci all’attività lavorativa.
Dal punto di vista della tempistica, si pensa a una fruizione massima di 48 mesi. Ragion per cui le proroghe potrebbero arrivare a un limite di 2, mentre il terzo blocco dovrebbe avere tempo massimo di 1 anno. A seguire i versamenti della sovvenzione sarebbero interrotti.