La tredicesima per i pensionati significa una mensilità aggiuntiva che quest’anno si preannuncia più ricca grazie alla rivalutazione delle pensioni. Ma bisogna fare i conti anche con l’inflazione.
Aumenti dell’assegno pensionistico e della tredicesima per un mese di dicembre più ricco. Una boccata d’ossigeno che durerà molto poco.
Il vecchio esecutivo ha anticipato la rivalutazione delle pensioni da gennaio 2023. Una perequazione parziale che sarebbe dovuta servire per aiutare i pensionanti ad affrontare l’aumento del costo della vita. Il condizionale è d’obbligo visto che sarà proprio l’inflazione ad annullare gli incrementi tanto attesi dai cittadini. Viviamo in un periodo di particolare difficoltà economica con bollette stellari da pagare, il prezzo dei carburanti che sale e scende come un’altalena, i generi alimentari che hanno raddoppiato i costi, i tassi dei mutui in costante salita. E la lista potrebbe continuare ancora a lungo. Si attende il primo decreto del Governo Meloni per capire se uno spiraglio di speranza in mezzo a tante preoccupazioni si potrà aprire. Nel frattempo, i pensionati dovranno accontentarsi della rivalutazione delle pensioni.
Tredicesima e rivalutazione delle pensioni
La rivalutazione applicata sull’importo dell’assegno pensionistico e sulla tredicesima sarà del 2%. Tale la percentuale scelta dopo aver gettato un’occhio alle casse dello Stato. In più sarà aggiunto uno 0,2% di conguaglio dettato dalla differenza tra inflazione stimata a gennaio 2022 e inflazione effettiva (1,7% e 1,9%). Un totale, dunque, del 2,2% di incremento che si traduce in cifre comprese tra 10 e 50 euro al massimo con la somma più alta dedicata a chi percepisce assegni più elevati (2.692 euro al mese). Gli importi cresceranno a gennaio, quando la rivalutazione sarà completa ossia intorno al 7/8%.
In più, ricordiamo che la perequazione non è del 100% per tutte le pensioni ma solo per quelle entro i 2.o7,41 euro. Superando tale cifra e restando entro i 2.621,75 euro il tasso di rivalutazione scende all’1,80% mentre superando i 2.621,75 euro fino a 2,692 euro la percentuale applicata sarà dell’1,50%. Al di sopra di questo limite non verrà effettuata alcuna rivalutazione anticipata.
L’inflazione azzererà la mensilità aggiuntiva
La tredicesima è una mensilità aggiuntiva erogata nel mese di dicembre. Spetta ai pensionati che soddisfano precisi requisiti e quest’anno sarà anch’essa oggetto di rivalutazione. Ricordiamo che l’importo sarà equivalente all’assegno mensile base solo se il pensionato percepisce il trattamento da dodici mesi. Altrimenti occorrerà conteggiare la somma spettante in base ai mesi vissuti da pensionato.
Chi ha lasciato il mondo del lavoro ad aprile iniziando a percepire il trattamento a maggio, ad esempio, dovrà calcolare la tredicesima moltiplicando l’importo dell’assegno per il numero di mesi da pensionato e dividendo il risultato per 12. Ad esempio chi percepisce una pensione di mille euro (che con la rivalutazione arriverà a 1.022 euro) riceverà 667 euro circa (1.000 x 8 : 12).
A questi 667 euro si dovrà aggiungere, poi, il 2,2% di rivalutazione più conguaglio arrivando a percepire, così, circa 681 euro. Sommando questa cifra ai 1.022 euro di pensione mensile, nel mese di dicembre il pensionato percepirà 1.703 euro. Cosa accadrà a questi soldi? Per colpa dell’inflazione finiranno velocemente tra bollette arretrate, spesa alimentare, regali di Natale. Depositandoli in banca, poi, diminuirà il potere di acquisto “impoverendo” il pensionato.
Qual è la soluzione migliore per contrastare l’attacco dell’inflazione? Investire la tredicesima per vederla fruttare nel tempo. I Buoni Fruttifere Postali, ad esempio, potrebbero rivelarsi un’ottima soluzione.